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E’ passato quasi un mese dalla fine del nostro corso di digital storytelling a Bucarest in Romania. Le persone, le immagini e le storie sono ancora vivide, forti. Così come forte è il senso del lavoro che portiamo avanti ormai da diversi anni, incentrato sull’importanza delle esperienze che gli individui vivono all’interno di un museo. Un nuovo modo per connettere e aprire le collezioni al pubblico affinché il museo diventi depositario di “piccole storie” e portavoce di diversità.

Il corso di digital storytelling è stato organizzato con il supporto di NEMO – Network of European Museum Organisations, il programma Europa Creativa e l’Associazione Rumena dei musei.

In due giorni e mezzo abbiamo presentato ai nostri partecipanti la metodologia del digital storytelling esplorandone le potenzialità nel contesto museale.

Sono molte le teorie e gli approcci allo storytelling digitale. Nel corso degli anni abbiamo sperimentato il suo utilizzo in diversi contesti, appassionandoci sempre più a uno strumento dalle grandi potenzialità. Il nostro metodo di riferimento viene dagli Stati Uniti ed è quello della BBC, riadattato dal giornalista e storyteller Daniel Meadows e dallo STORY CENTER di Berkeley in California (prima chiamato Center for Digital storytelling) fondato da Dana Atchley e Joe Lambert, con cui collaboriamo da diversi anni.

Il corso ha visto la partecipazione di rappresentanti di prestigiosi musei rumeni, piccoli e grandi, che per la prima volta si sono cimentati nella creazione di una storia digitale. Scrivere, registrare la propria voce e montarla con un software di video editing non è cosa da tutti i giorni per un operatore museale.

Ma partiamo dall’inizio…

Abbiamo iniziato con una sessione di icebreaking seguita dalla presentazione del contesto scientifico e teorico di riferimento per poi focalizzare la nostra attenzione sulle potenzialità dello storytelling digitale.
Le storie hanno la forza di connettere le persone, di creare un livello comune di valori e di esperienze in cui riconoscersi e condividere emozioni. Raccontare storie è intrinseco nella natura umana.

Elisabetta Falchetti, ex direttrice del dipartimento di educazione museale del Museo Civico di zoologia, ne parla in un approfondito e interessante articolo all’interno nella pubblicazione del progetto Diamond. Scarica qui il pdf di “Storytelling digitlae e musei scientifici inclusici: un progetto europeo“.

Siamo poi entrate nello specifico della tecnica metodologica. Nonostante il termine “digitale”, il processo pone grande accento sulla capacità di raccontare una “storia”. L’utilizzo di supporti digitali, audio e video, serve ad aumentare le potenzialità comunicative e divulgative delle storie e a raggiungere un pubblico più ampio e diversificato.
Dopo la condivisione nello storycircle, i partecipanti hanno scritto il proprio testo, una sorta di sceneggiatura della storia. Poi hanno registrato la loro voce e montato il video.
Ultimo, ma non meno importante, la condivisione finale! È sempre un momento di grande emozione e tensione. Nel buio della sala si sentivano risate e qualche singhiozzo, applausi e sorrisi. La diversità delle storie è sempre impressionante e la loro forza è toccante.

Daniel Meadows dice che il digital storytelling è un processo democratico: tecnologie a basso costo, creatività e voglia di condividere sono gli ingredienti fondamentali.

Tutti abbiamo una storia da raccontare, siete pronti ad ascoltarle e a farle entrare nel vostro museo?

Antonia Silvaggi and Patrizia Braga
Melting Pro Learning

Per info sulla metodologia visita la pagina dedicata ai corsi di digital storytelling

Questa è una selezione dalle 17 storie digitali create, tutte le altre sono disponibili sul nostro canale youtube

Storia realizzata da Samina Badica
Museo Nazionale Popolare Rumeno

Storia realizzata da Ada Simona Biris
Museo d’arte di Galati

Storia realizzata da Veronica Leca
Museo Nazionale d’arte della Romania

Storia realizzata Angelica Curlisca
Museo delle Scienze naturali di Constanta

 

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