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“Senza dubbio, per continuare ad essere rilevanti nella società di oggi, i musei devono cogliere le opportunità che la tecnologia offre per perseguire i loro scopi e servire le loro comunità” Suzanne Keene ne parlava già nel 2004 in un articolo sul bollettino ICOM.

Come farlo? Investendo sul capitale umano. Il progetto Mu.SA lavora in questa direzione, identificando e formando nuovi profili professionali nel settore museale in relazione al digitale.

Il 15 aprile 2020 si è svolta la Conferenza “The Future of Museum Professionals in the Digital Era” rigorosamente online, in perfetto stile emergenza Covid19. L’evento è stato molto seguito registrando, verso le 12.00, un picco nelle presenze con circa 500 partecipanti.

In termini di numeri abbiamo raggiunto un bacino più ampio di persone, più di quante ne avremmo raggiunte fisicamente ma come tutti in questo momento, ci chiediamo quale sia il reale coinvolgimento dei partecipanti e l’impatto ottenuto.

Qualcosa manca: essere nella stessa stanza, conoscersi, fare networking durante la pausa caffè,

Siamo tutti fiduciosi che quel momento tornerà, diversamente forse, ma tornerà.

Nell’attesa che ciò si avveri, vi raccontiamo brevemente cosa è successo. La conferenza, moderata da Culture Action Europe, si è aperta con due interventi di introduzione ai temi del progetto Musa: Julia Pagel di Nemo ha condiviso i risultati del sondaggio condotto recentemente dal Network dei Musei Europei per capire come i musei stanno rispondendo alla crisi; Tere Badia di Culture Action Europe, ha aperto la riflessione sull’impatto che hanno le nostre attività digitali.

Tra i materiali condivisi  questi interessanti  link:

Sono intervenuti i vari partner di progetto:

Achilles Kameas and Spiros Borotis (HOU) per parlare dei risultai di Mu.SA; Panagiota Polymeropoulou (HOU) con un focus sulla metodologia adottata nel progetto; Paula Menino Homem (University of Porto) sul MOOC; Eleni Damianou (AKMI) sul corso di specializzazione Mu.SA; Massimiliano Dibitonto (Link Campus University) sulla valutazione; Ivo Oosterbeek (Mapa das Ideias) sulla qualità; Antonia Silvaggi (Melting Pro) sulle nuove figure professionali dei musei in relazione al digitale.

Un’interessante tavola rotonda ha concluso la Conferenza portando il dibattito su temi attuali come la reazione dei musei alla crisi e gli investimenti sulla formazione nel digitale con Alexandre Matos (ICOM Portugal), Philippos Mazarakis-Ainian (ICOM Greece), Romina Surace (Symbola), Leena Tokila (ICTOP)  e Margherita Sani (IBACN).

Tante le domande dei partecipanti:

Come possiamo gestire i musei che non vogliono una trasformazione digitale?

Passare al digitale significa, in qualche modo, democratizzare la conoscenza e i contenuti dei nostri musei?

“Non staremo forse rafforzando il divario tra il pubblico che ha accesso al digitale e una buona alfabetizzazione e quello che non ha accesso e scarsa conoscenza?”

Sebbene Mu.SA si concentri sui profili professionali emergenti (se è possibile ancora ritenerli emergenti) nel settore museale, alla base di tutto c’è la necessità di un cambiamento di mentalità: il digitale deve diventare parte del processo di cambiamento fin dall’inizio. Anche se è difficile fare delle previsioni su cosa riserva il futuro per i musei, di sicuro ulteriori innovazioni digitali e sociali sono in serbo. Indipendentemente dalle risorse disponibili, tutti i musei possono diventare agenti di cambiamento. Devono acquisire una consapevolezza del loro potenziale ed essere dotati delle competenze adeguate per rispondere alle esigenze in continua evoluzione della società.

Sul sito di Mu.SA saranno disponibili a breve tutte le presentazioni

http://www.project-musa.eu/events/

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